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CIRCOSCRIVIAMO: CIRCOSCRIZIONE 7

di P F
Illustrazione di Roberta Longo

Rubrica «Circoscriviamo»: intervista a Francesco Caria, Consigliere di Circoscrizione 7 - Aurora, Vanchiglia, Sassi, Madonna del Pilone

In questa rubrica intervistiamo alcuni giovani eletti negli Organi delle Circoscrizioni della nostra città. Questo mese abbiamo intervistato Francesco Caria. Ventitreenne laureato in scienze politiche, è entrato in Forza Italia nel 2018 e vi è rimasto fino al 2020, quando ha deciso di aderire alla lista «Torino Bellissima» a sostegno del candidato Sindaco Paolo Damilano, con la quale è stato eletto in circoscrizione 7. Dalla scorsa settimana ha lasciato detta lista e ha aderito al gruppo misto di minoranza.

Iniziamo l’intervista individuando i confini della tua Circoscrizione.

A sud arriviamo fino e non oltre corso San Maurizio mentre a nord-est fino a Superga-San Mauro. Ad ovest fino a corso Vercelli.

Proseguiamo con una domanda diretta, qual è il clima in Circoscrizione?

È una Circoscrizione tipicamente di sinistra, da tempo, non è quindi contendibile da parte nostra. Nell’ultima tornata è stato rieletto lo stesso Presidente ed è da quindici anni che la sinistra è la forza di maggioranza. Ci sono profonde divisioni e poca collaborazione. Sebbene io sia un fautore dell’«opposizione costruttiva», su certi temi è difficile trovare concordia perché spesso ci sono differenze ideologiche di fondo.

Quali sono questi temi su cui non vi trovate d’accordo?

Un tema importante è quello dei centri sociali. Nella nostra zona ci sono più centri sociali che centri di incontro per giovani. Askatasuna in corso Regina Margherita 47 e Manituana in largo Vitale. Con queste realtà si sceglie di non collaborare, ma neanche di intervenire, cosa che sarebbe più utile secondo noi all’opposizione. Altro tema su cui ci siamo scontrati è quello della viabilità. Ad esempio, sulle piste ciclabili c’è disaccordo. Il centrosinistra combatte queste battaglie ideologiche delle piste ciclabili tout court, facendole passare nei controviali o restringendo le carreggiate, limitando eccessivamente lo spazio per le auto.

Vuoi citarmi qualche iniziativa o progetto che avete portato avanti all’opposizione da quando sei stato eletto?

Noi abbiamo proposto diversi documenti, sia interpellanze sia mozioni, al Presidente di Commissione. Il problema è che il Presidente, soprattutto se di «colore» diverso ma uguale a quello del Sindaco, tende a bloccarli prima. Per noi non è facile farli arrivare in Comune. Alcuni di questi documenti riguardavano semplici interventi di manutenzione per riparare buche nel manto stradale o per aggiustare fontane, ad esempio quella di via Brighenti in zona Sassi; l’apertura di un punto di acqua Smat in Vanchiglietta o la reintroduzione di alcune fermate del bus. Altre richieste erano inerenti all’inserimento di segnaletica orizzontale e rilevamenti di velocità su corso Casale. Ieri [lunedì 13 giugno, nda] abbiamo presentato un ulteriore documento sulla viabilità di Corso Gabetti. Innanzitutto non c’è più una linea del tram che collega l’oltrepò con il centro. Inoltre, non ci sono attraversamenti da corso Casale fino a corso Quintino Sella. Servirebbero delle strisce pedonali a metà, cosa non semplice visto che ora ci passa il «Precollinear Park». Aspettiamo una riunione di Commissione con l’Assessore.

Ecco, avete spesso contatti con gli Assessori?

Il più presente è stato il signor Chiavarino, Assessore al commercio e ai mercati. Nella nostra zona abbiamo i mercati di piazza Borromini e di corso Chieti e, ultimamente, ci sono stati lavori sugli spazi destinati ai commercianti del primo. La questione del piccolo commercio è importante e riguarda tutta la città, come, ad esempio, il mercato di corso Brunelleschi, vicino al quale sta aprendo un ipermercato. Pian piano stanno scomparendo i mercati rionali e vengono sostituiti dai supermercati. Anche qui non c’è concordanza di intenti tra maggioranza e opposizione. La situazione è stata aggravata di recente dall’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica anche per i mercati di piazza. Una soluzione può essere organizzare più feste di via. La gente partecipa e si crea identità di quartiere.

 A livello di politiche giovanili, come si lavora nella tua Circoscrizione? C’è collaborazione tra giovani?

Siamo solo due under 25 in consiglio, entrambi del centrodestra. La sottocommissione alle politiche giovanili è stata affidata ad una preside, o ex preside, quindi, per forza di cose, l’approccio è quello di un over 40-50, soprattutto quando si tratta di certi temi come la devianza giovanile. La discrepanza è enorme e questo viene fuori nell’atteggiamento paternalista che spesso si ha nei confronti dei ragazzi. Ciò è ancora più strano se si considera che nella nostra area di competenza ci sono molti spazi per i nostri coetanei. Va anche detto che, talvolta, non si tratta di semplice incomprensione generazionale. Ad esempio, la situazione della movida in Santa Giulia è diventata insostenibile. Il basso costo degli alcolici, la facilità di parcheggio rispetto a San Salvario e i vari collegamenti coi mezzi notturni d’estate l’hanno resa la meta preferita dai ragazzi e il Comune dovrà risarcire milioni ai residenti per il rumore. Io sono un sostenitore della riapertura dei Murazzi e del Valentino, cosa che ovviamente non risolverebbe il problema, ma servirebbe a decongestionare la zona.

Vuoi fare un breve bilancio di questi mesi?

Come esperienza mi piace molto, è una bella avventura e la mia volontà è quella di rimanere in Circoscrizione 7 anche nei prossimi anni. L’ambiente è comunque corretto. Al di là delle rivalità politiche, c’è rispetto della persona.

Per concludere, non possiamo non accennare alla «Vicenda Damilano».

La dichiarazione della sua uscita dal centrodestra non è pervenuta ai suoi consiglieri direttamente da lui. Ci è arrivata dalla stampa, mettendo in crisi gli eletti con la sua lista. Dalle elezioni amministrative dell’anno scorso, undici consiglieri sono andati via da «Torino Bellissima»: nove con la diaspora di lunedì scorso [lunedì 6 giugno, nda], quando siamo stati convocati al Collegio degli Artigianelli, convinti di esserci solo noi consiglieri. Erano invece presenti anche la stampa e simpatizzanti della lista. Noi non potevamo parlare. Eravamo lì solo per il suo annuncio. Quando Damilano ha terminato, noi ci siamo alzati e ce ne siamo andati. Soprattutto per una questione di coerenza nei confronti dei nostri elettori. Nei giorni successivi a questa decisione c’era imbarazzo. Alla fine abbiamo deciso di non seguire il nostro capolista e abbiamo creato un comitato di consiglieri autogestito, sempre all’interno del centrodestra.

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