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Il nuovo campetto Lays nella casa del quartiere Aurora: un progetto multinazionale “per la” o “sulla” periferia?

Intervista a Margherita Cicolin di Balon Mundial ASD, Onlus con sede in via Garibaldi 13 – presso il Centro Studi Sereno Regis – e che ha portato al Cecchi Point di Via Antonio Cecchi n. 17 un nuovo campo da calcetto: uno sguardo dall’interno sui vantaggi e sulle problematiche dell’intervento (del denaro) privato là dove il potere pubblico latita. 

di L.
Fotografie di Peter Simoni

Squadra femminile Balon Mundial ASD

Iniziamo con le presentazioni: cos’è Balon Mundial?

Balon Mundial è un’Associazione Sportiva Dilettantistica Onlus, nata nel 2012 dal torneo di calcio a 5 femminile e a 11 maschile che si svolgeva tra le comunità di migranti e rifugiati di Torino. Oggi ci occupiamo di fare integrazione tra italiani e stranieri della città attraverso lo sport e abbiamo 3 squadre di calcio a 5: una femminile, una maschile e una mista.   
Facciamo parte di un network internazionale che si chiama Common Goal, che ci chiede tutti gli anni un report sull’impatto delle nostre azioni sul territorio in cui agiamo. A seconda del risultato dei report, la rete segnala bandi e formula proposte di collaborazione. Attualmente sta giungendo a termine un progetto quinquennale chiamato Breaking Barriers, sponsorizzato da adidas, che si pone l’obiettivo di «rompere le barriere» esistenti tra le donne e la loro partecipazione e visibilità nello sport. Inoltre, lavoriamo su progetti nelle scuole, tra cui football3: un programma di calcio educativo che si pone l’obiettivo di spiegare i valori dello sport ai più giovani. 

Cos’è il Cecchi Point? 

Il Cecchi Point nasce come centro di protagonismo giovanile e diventa casa del quartiere Aurora. È gestito dall’associazione Il Campanile, Onlus che a sua volta raggruppa varie realtà nate per occuparsi dei molteplici aspetti e delle tante necessità che interessano il nostro quartiere. Tra di noi (le varie associazioni del Cecchi Point, ndr) c’è molta comunicazione e collaborazione e ognuna ha compiti specifici utili al funzionamento del luogo. Ad esempio, qualcuno si occupa della comunicazione, altri dello sportello sociale in collaborazione con gli psicologi. Noi, nello specifico, aiutiamo l’associazione Educadora negli allenamenti delle loro squadre di calcio giovanili e siamo i «custodi» del campo da calcetto. Un rappresentante di ogni associazione fa parte del Consiglio Direttivo de Il Campanile. Balon Mundial è qui dal mese di maggio 2022.

Come nasce l’idea di questo campo? Chi lo finanzia? Secondo voi c’è qualche contraddizione nelle dinamiche che hanno portato alla sua costruzione? 

All’incirca a dicembre 2021, Common Goal ci ha contattati e ci ha detto che in varie zone del mondo la PepsiCo. stava costruendo campi da calcio con la plastica riciclata dei pacchetti di patatine della Lays (che è ricompresa nella holding, ndr). Noi siamo l’unico partner italiano della rete, quindi ci hanno proposto il progetto e ci hanno chiesto di individuare un luogo in cui sarebbe servito un campetto nuovo. Dopo varie ricerche siamo venuti a conoscenza del fatto che il Campanile aveva chiesto all’Amministrazione comunale di migliorare il cortile interno del Cecchi Point, così le nostre due necessità si sono incontrate.  
L’impatto sul luogo è stato grande, ma prima ovviamente è stato necessario interrogarsi a livello etico ed educativo – anche grazie agli stimoli derivanti dal confronto con le altre associazioni – sul fatto che il progetto partisse da una multinazionale come la Pepsi. Infatti, non è stato facile trovare il giusto compromesso tra l’opportunità imperdibile di avere gli strumenti e i fondi necessari per portare avanti la nostra idea di educazione tramite lo sport e la questione ideologica collegata alla provenienza e alla promozione del progetto.   

Cosa pensate del campetto dal punto di vista ecologico? Mi spiego meglio, si parla certamente di rifiuti riciclati, ma che sono stati prodotti dalla stessa multinazionale finanziatrice.

Da un lato mi sembra evidente il problema di sovrapproduzione e di spazzatura non necessaria: in altri termini, è plastica che poteva non essere prodotta. Come tutte le multinazionali che producono più della richiesta e della reale necessità del consumatore, anche in questo caso manca la percezione dello spreco, il che rischia di trasformare operazioni come questa in una specie di lavaggio di coscienza. 
Dall’altro lato è anche vero che c’è tanto risparmio e che, rispetto all’erba non sintetica, il campo necessita di poca manutenzione, il che lo rende utilizzabile sul lungo periodo. Comunque, questo campo certamente ha migliorato la condizione dei ragazzi che vengono a giocare al Cecchi Point, anche grazie ad una serie di fattori tecnici legati alla conformazione del terreno di gioco, pensati apposta per ridurre il rischio degli infortuni «invisibili» rispetto al cemento che c’era prima.
In un quartiere in cui il rispetto del materiale non è una cosa immediata, poi, questa è una soluzione che ci dà il tempo di lavorare sulla sensibilità dei ragazzi e delle ragazze che abitano il quartiere e che vengono a giocare con noi. C’è da dire che nessuno impazzisce di gioia a vedere il logo della Lays in giro per il Cecchi e le domande che ci poniamo sono ancora tante…

Qual è lo stato dell’arte delle infrastrutture sportive (in termini di accessibilità, costi, manutenzione) nel quartiere?

In Aurora, il mese prima dell’inaugurazione del nostro campo anche il Sermig ha inaugurato un palazzetto sportivo con campi in erba sintetica e un campo coperto multi-sport. Il loro progetto è stato fatto su campi di proprietà della Circoscrizione, che prima venivano usati dai ragazzi del quartiere ad accesso libero. Tra loro e noi – parliamo di un percorso di 10 minuti al massimo a piedi – ad accesso totalmente libero sono rimasti soltanto i Giardini Alimonda e pochi altri parchetti male illuminati o non illuminati affatto. Quindi la concomitanza dei due eventi ha fatto sì che lo spazio pubblico liberamente accessibile si sia ridotto. Conseguentemente, l’affluenza di ragazzi e ragazze al Cecchi Point è incrementata velocemente nel periodo tra la costruzione del Palasermig e quella del nostro campetto, per poi aumentare ulteriormente dopo la nostra inaugurazione. Oggi vengono centinaia di persone ogni settimana.
Qui vicino ci sono alcune strutture sportive, ad esempio al Parco della Colletta e in corso Vercelli, ma questo campo continua ad essere il più frequentato.

Come influisce il campo dal punto di vista dell’accessibilità dello sport nel quartiere?

Al campo può accedere chiunque, ci sono molti ragazzi che prima non frequentavano il Cecchi Point. Però abbiamo dovuto fissare alcuni slot orari in cui si cerca di regolare l’accesso: al mattino non c’è quasi mai nessuno, a parte un corso di fitness per donne adulte. Nella fascia oraria tra le 15.00 e le 17.00, invece, ci sono ragazzi e ragazze dalla prima media alla prima superiore che giocano nel campo e fanno i compiti, alternandosi per turni.  
In alcuni giorni, tra le 17.00 e le 19.00 si creano delle squadre che si sfidano, mentre negli altri giorni della settimana in questa fascia oraria si allenano le squadre di Balon Mundial e di Educadora. Questo a volte crea contrasti con i ragazzi che vorrebbero giocare. Spesso però si fermano a guardare gli allenamenti e credo che sia una cosa positiva, perché vedono che ragazzi e ragazze possono giocare insieme. 
Dalle 19.00 alle 21.00, invece, tre giorni a settimana si allenano le squadre adulte, mentre gli altri slot liberi dovrebbero essere affittabili. Ciò significa che chiunque può prenotare il campo in quelle fasce orarie. Finché nessuno prenota quei determinati slot orari, però, il campo rimane aperto a tutti. 
Il maggiore afflusso di persone ha certamente portato ripercussioni anche sul resto del cortile, il cui spazio – che prima veniva utilizzato dalle altre associazioni per fare le proprie attività diverse dal calcio – è fortemente diminuito.   
Nei fine settimana si può usare il campo per gli eventi organizzati dalle varie realtà che abitano il Cecchi, ma il problema è che al momento non c’è nessuno che possa occuparsi di far pagare l’utenza esterna.

Secondo voi qualcuno è tagliato fuori dall’utilizzo del campo in termini di possibilità economiche, genere, età?

Al momento, direi che a livello di possibilità economiche nessuno è escluso: per ora sono state di più le uscite per farlo utilizzare, purché venga utilizzato, piuttosto che le entrate. Ad esempio, nelle nostre squadre (di Balon Mundial, ndr) viene chiesta una quota annuale che copre sia i costi di manutenzione del campo, sia quelli relativi all’attrezzatura. Non tutti riescono a pagare la quota intera, quindi ciascuno dà il contributo che può dare, e questo ovviamente crea perdite. Sul punto abbiamo discusso molto, anche con le altre associazioni, per cercare insieme il modo di non rendere lo spazio meno accessibile.  
Per quanto riguarda l’età, dopo alcuni avvenimenti abbiamo deciso, con Educadora, di impedire l’accesso ai minori di 14 anni dalle 19.00 in avanti: con le famiglie del quartiere c’è l’accordo secondo il quale i genitori sanno che fino ad una certa ora i loro figli sono in un ambiente controllato, ma da quell’ora in avanti i ragazzi e le ragazze più giovani devono essere a casa.

Quali sono i principali problemi e conflitti, anche legati al razzismo?

Quasi tutti i ragazzi e le ragazze vengono da Marocco, Tunisia, Egitto, Senegal, Camerun e Costa d’Avorio. C’è qualche ragazzo sudamericano. Tra i gruppetti che si formano tra le varie provenienze spesso si creano conflitti, anche legati al linguaggio, soprattutto tra chi parla arabo e chi parla francese… ma gli insulti sono anche in italiano. Sicuramente ci aiuterebbe conoscere meglio le lingue di ciascuno per prevenire gli episodi di scontro. 
Il conflitto scatta in particolare quando la squadra non rispetta le regole implicite che si dà ognuno, quindi capita spesso. Stiamo provando ad educare al fair play, ma non è facile… diciamo che la partita non può mai finire in pareggio. 
I problemi del campo riflettono i problemi che ci sono fuori dal campo: c’è chi delinque e c’è chi viene travolto dal vento che tira in ambito politico. Soprattutto tra i giovanissimi, c’è chi patisce l’assenza del diritto di voto dei genitori e teme che la propria vita possa cambiare drasticamente a seconda di chi viene eletto nelle istituzioni cittadine. Noi proviamo ad affrontare questi problemi tramite lo sport, ma il processo è necessariamente lungo… per ora il risultato migliore è che chi viene da noi passa il tempo in uno spazio sicuro anche per le generazioni più giovani, anziché stare in giro a fare altro, con il rischio di diventare vittima dei problemi del quartiere.

Cortile del Cecchi Point

Ci sono stati problemi durante gli allenamenti delle squadre femminili? Se sì, quali sono, secondo voi, gli strumenti per gestire problemi simili?

Sì, la maggior parte dei ragazzi non è abituata a vedere ragazze che giocano. Le ragazze, a loro volta, hanno avuto meno possibilità di allenarsi rispetto ai maschi. Spesso, proprio perché i ragazzi tra di loro parlano lingue che non conosciamo, fanno commenti inopportuni sulle ragazze. In queste occasioni cerchiamo di spiegare loro che è giusto che osservino, ma che dovrebbero fare il tifo anziché commentare e mettere in difficoltà chi gioca facendo leva sul genere. Il nostro spazio deve essere sicuro per tutti e tutte e le donne da questo punto di vista sono più vulnerabili, proprio perché molto più esposte alle critiche di chi non comprende il loro diritto di usufruire del campo al pari degli uomini e quindi, più in generale, i loro diritti uguali a quelli degli uomini. 
La misura delle difficoltà anche da questo punto di vista è data da un semplice esempio: sulla rete perimetrale avevamo affisso alcuni cartelloni che elencavano i valori dello sport e le regole per l’utilizzo del campetto, ma sono stati divelti.

Dopo l’inaugurazione del 17 maggio 2022, molto pubblicizzata, il Comune o la Circoscrizione sono rimasti coinvolti?

Da quanto so, lo spazio per anni è stato dato in concessione gratuita, con le spese delle utenze a carico del Comune. Da quando c’è il campo, Common Goal e Pepsi ci hanno dato un budget per strutturare le attività di gestione del campo e uno dei Consiglieri Comunali (Abdullahi Ahmed, PD) ci informa quando vengono pubblicati bandi a cui potremmo partecipare come associazione. Inoltre, la Circoscrizione 7 aiuta a costruire una rete con le altre Circoscrizioni per valorizzare il luogo, ad esempio organizzando un torneo dei quartieri con sede qui. 
C’è in programma un bando del CONI per sfruttare di più campo e a breve parteciperemo ad un bando cittadino su sport e integrazione. Al di là della stesura dei bandi pubblici, però, l’Amministrazione cittadina per ora non si è interessata in modo particolare al funzionamento della nostra realtà, ad esempio non ci è mai stato chiesto come stesse andando la gestione del nuovo campetto e l’impatto che ha avuto sul Cecchi Point o sul quartiere. Viceversa, la multinazionale ci chiede report periodici (aventi ad oggetto budget, impatto, problematiche) e, per il momento, è più presente e interessata delle istituzioni cittadine.

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