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Navigare senza bussola – Parte I

Investire sul Po: da Valentino e Valentina a un nuovo naufragio?

di am
Fotografie a cura di Frédérique Gélinas

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Un progetto indifferente

«Un sogno che adesso si potrà realizzare», «Un’eredità che lasciamo alla prossima amministrazione che è sia economica, sia un progetto che la città ha sempre visto sulle carte, ma che non è mai stato finanziato».

Parole dell’ex-sindaca Chiara Appendino a pochi mesi dalla chiusura di mandato in riferimento al Progetto Valentino. Il piano delineato dalla giunta 5 Stelle prevede un importante investimento comunale per la rivitalizzazione e riqualificazione dell’area intorno al parco torinese, finanziato con i fondi del Next Generation EU. Il budget complessivo si aggira intorno ai 100 milioni di euro: 75 milioni per la riqualificazione di Torino Esposizioni, 11 milioni per il miglioramento delle aree verdi, 6 milioni per la ristrutturazione del Borgo Medioevale, 10 milioni da spendere per l’area fluviale. Nel pratico, l’investimento destinato al Po si traduce nel ripristino della navigabilità su fiume dopo il tanto disastroso quanto ridicolo evento del 2016 – quando le acque ferite ed ingabbiate ebbero la forza di fagocitare i battelli GTT, dimostrando però astuzia e pazienza nel tenerli esposti su Piazza Vittorio prima di ingurgitarli. Un monito per la città.

Con il recente cambio dell’amministrazione la struttura ed il fine del Progetto Valentino non sono cambiati; anzi, i nuovi inquilini del palazzo comunale hanno accolto con piacere l’eredità. Così il 28 Dicembre, è stata approvata la delibera che permetterà l’avvio dei lavori per ricostituire la tratta navigabile sul Po cittadino.

«Si tratta di un intervento che fa parte della grande progettualità di rifunzionalizzazione della Città», «Il Po è un valore paesaggistico importante per la nostra città che è stato un po’ trascurato negli anni passati, abbiamo l’occasione di poterlo rivitalizzare facendolo diventare davvero un asse di sviluppo sportivo, creativo e turistico». Parole del nuovo sindaco Stefano Lo Russo. Rinforzate poi da quelle dell’assessore Francesco Tresso – firmatario della delibera: «Riattivare la navigazione fluviale per scopi turistici rafforza l’idea di un rapporto forte tra la città e il fiume, una risorsa unica che deve essere tutelata e valorizzata allo stesso tempo» «In questo senso l’utilizzo di natanti con propulsione elettrica è coerente con il concetto di sostenibilità ambientale, e gli stessi battelli saranno occasione di educazione ambientale per le scolaresche e per la cittadinanza: vedere la città dal fiume, imparare a conoscere la flora e la fauna che abitano le sue sponde rappresenta una grande opportunità».

Mentre il fiume ha rigurgitato per decenni il proprio dolore sotto forma di fango e liquami, l’anelito di sfruttamento non è mai affondato ed è trapassato di amministrazione in amministrazione. Ora inebria il PD torinese pronto a riconquistare le acque cittadine, non sazio di strade e quartieri.

Il progetto recentemente approvato – sviluppato da Hydrodata, un’azienda fondata a metà degli anni Settanta da alcuni ingegneri del Politecnico di Torino – prevede la ricostruzione degli imbarchi «esistenti» (Borgo Navile, Le Vallere, Piscina Lido, Italia ’61, Borgo Medievale, Murazzi), la realizzazione di una darsena con annessa area di rimessaggio, il rifugio in caso di piena, e di alcune stazioni di ricarica per battelli. Le imbarcazioni saranno alimentate a propulsione elettrica, saranno dotate di ampie vetrate per permettere l’osservazione del fiume e, seppur di dimensioni ridotte per meglio adattarsi ai capricci del Po, potranno ospitare 64 passeggeri e 2 membri dell’equipaggio. Ci si aspetta quindi il ripristino della navigazione nel 2026.

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Il mezzo sbagliato

Fra i concetti espressi dai rappresentanti dell’attuale giunta in riferimento al Po troviamo: la tutela e valorizzazione del fiume, della sua fauna, della sua flora e delle sponde, il suo valore paesaggistico, la riconciliazione del rapporto cittadinanza-fiume, lo sviluppo sportivo, creativo e turistico, il rilancio di una risorsa poco sfruttata, la sua rifunzionalizzazione, l’opportunità per Torino di diventare più green. Appurati gli obiettivi dell’amministrazione, bisogna ora chiedersi come il progetto di ripristino della navigabilità possa servire i diversi scopi, considerando anche l’importante investimento pubblico.

La navigazione su fiume, essendo un servizio pubblico, porta una serie di vantaggi alla cittadinanza. Innanzitutto, come ogni servizio di trasporto questa andrebbe considerata nell’ottica di ampliare l’offerta di mezzi e tratte pubbliche per i cittadini, per facilitare la mobilità condivisa e/o ridurre il traffico su linee già esistenti. Tuttavia, tale scopo non è mai stato citato dalla giunta. Infatti, la tratta navigabile si sovrappone alla linea metropolitana ed al percorso di molti treni urbani. La navigazione come miglioramento della rete di servizio di trasporto pubblico è stata quindi esclusa.

Si trova invece come obiettivo esplicito dell’amministrazione l’ampliamento dell’offerta turistica. In questo contesto attivare un servizio di navigazione sul Po può rappresentare una buona proposta – idealmente. Il valore di un servizio turistico, infatti, dipende dall’interesse che la risorsa suscita nell’utente, in questo caso la navigazione sul Po è di valore per il turista solo se questo valuta il fiume un’attrattiva. Bisogna quindi chiedersi se le attuali condizioni – degradate – delle sponde, della fauna e della flora fluviale possano avere un valore paesaggistico per un utente. Di sicuro valore vi sono gli edifici storici nella zona del Parco del Valentino, effettivamente osservabili da un’imbarcazione, ma limitati nel numero e nell’estensione rispetto al percorso complessivo.

Un ulteriore intento della giunta è la riconciliazione del rapporto cittadino-fiume, ristabilendo e sanando un contatto secolare. Il servizio di navigazione corredato da attività didattiche, principalmente scolastiche, diviene lo strumento per il raggiungimento di tale scopo. In questo caso parliamo di un mezzo, un po’ datato, ma teoricamente efficace di raggiungere l’obiettivo. Tuttavia, bisogna ragionare sulle fondamenta di tale approccio. Si assume infatti che l’accesso al fiume e la sensibilizzazione alle tematiche ambientali comportino l’immediata rigenerazione del rapporto uomo-natura, non considerando che le condizioni e la qualità del fiume potrebbero influire sullo sviluppo di tale relazione. Un esempio su cui riflettere è il fallimento della Murazzi Beach, che permetteva un accesso, con tanto di servizi, alla zona fluviale, ma non per questo ha fornito le basi per la costruzione un rapporto più solido e sensibile con il fiume.

Come la navigazione sul Po possa invece portare benefici in ottica di tutela del fiume, del valore paesaggistico, di sviluppo sportivo e creativo, e generale greening della città, rimane un mistero.

Infine, un’ultima considerazione va fatta riguardo alla provenienza dei fondi: il Next Generation EU. Queste risorse sono messe a disposizione dell’Unione Europea con l’obiettivo di progettare e finanziare un futuro diverso, fondato su natura e persone. Ristabilire – lo dice anche il prefisso – la navigabilità sul fiume è invece proporre un’idea stantia e da superare di rapporto città-fiume.

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